Pagina iniziale | Navigazione |
Google

Omero

Nota: L'omero (pronuncia òmero) č anche un osso lungo del braccio

Generi letterari
Autobiografia e Biografia | Poesia | Teatro | Fantascienza | Fantasy | Fantapolitica
Letteratura Epica, Mitica, Gotica, Horror, per ragazzi, Satirica, Western
Narrativa e Romanzo: Romanzo d'appendice, d'avventura, storico, giallo
Fumetto e Manga
La letteratura nel mondo
Letteratura bulgara, francese, giapponese, greca, inglese, italiana, latina, russa, tedesca, ungherese
Scrittori celebri | Poeti celebri | Scrittori e poeti italiani
Omero (pronuncia: o-mĂ©-ro) - Con questo nome viene tradizionalmente identificato l'autore di due capisaldi della letteratura di ogni tempo, l'Odissea e l'Iliade. Le piů antiche notizie che si hanno su di lui lo indicano come nato a Chio. E di Chio lo riteneva il poeta Semonide di Amorfo, tenendo conto che Pindaro menziona Chio accanto a Smirne.

Table of contents
1 La nascita
2 Biografia attribuita a Erodoto
3 I viaggi
4 La cecitĂ 
5 Cuma
6 Il nome Omero
7 L’Odissea
8 La morte
9 Le altre biografie
10 Le vere notizie biografiche
11 La questione omerica

La nascita

Non č improbabile che l'indicazione di questa patria tradizionale, si fondi sull’attribuzione che gli antichi fecero ad Omero di un inno ad Apollo Delio ("Inni omerici"), nel quale l'autore, senza indicare il proprio nome, si descriveva come cieco e vivente nella rocciosa Chio. Inoltre, in Chio, si trovava una societĂ  di poeti chiamata Omerici, che si vantava di discendere da lui. Ma ben presto altre cittĂ  si contesero l’onore di paese natale del poeta: Colofonie, Cuma, Pilo, Itaca, Argo e Atene; furono comunque tutte attribuzioni arbitrarie.

Sono giunte ai nostri giorni ben sette "Vite" di Omero, tutte romanzate e fantastiche.

Biografia attribuita a Erodoto

La piů antica e particolareggiata, falsamente attribuita dagli antichi ad Erodoto, risale al V secolo a.C. In essa si racconta che Creteide, un'orfana di Cuma eolica, fu sedotta ed abbandonata, ed il suo tutore per sfuggire alla vergogna la condusse a Smirne. Creteide si recò ad una festa sacra alla foce del fiume Meles e qui partorì un bambino che chiamò Melesigene (dal nome del fiume). Un maestro elementare, Femio, prese a servizio Creteide, vivendo con lei e crescendo il bambino, che, col passare degli anni, dimostrò le proprie attitudine artistiche.

I viaggi

Ben presto Melesigene divenne oggetto di ammirazione, oltre che per i cittadini di Smirne, per tutti i frequentatori stranieri della città; fra gli altri un armatore, un certo Mente, lo prese in viva simpatia, dimostrandogli quanto gli sarebbe stato utile viaggiare e conoscere nuovi paesi e nuove genti. Il poeta si lasciò convincere ed andò in giro per il mondo. Ovunque andasse, osservava, interrogava, s'informava su tutto, prendendo appunti.

Arrivò ad Itaca, di ritorno dall'Iberia e dall'Italia, e si ammalò agli occhi e Mente, costretto dagli affari a proseguire il viaggio, lo affidò ad un amico, Mentore, uomo ricco ed ospitale. Qui apprese molti particolari che riguardavano le avventure di Odisseo e ne fece tesoro. Guarito dalla malattia, si riunì a Mente, continuando il suo girovagare, finché a Colofone, si ammalò nuovamente perdendo la vista.

La cecitĂ 

Fu costretto quindi a rinunciare ai viaggi e si stabilì a Smirne, dedicandosi alla poesia. Non riusciva però ad guadagnare abbastanza per vivere e dovette trasferirsi a Cuma. Durante il viaggio, presso la bottega di un calzolaio a Neotico, improvvisò i versi «Abbiate riguardo per chi ha bisogno di ospitalitĂ , voi che abitate l’eccelsa cittĂ , figlia di Cuma dai begli occhi, all'estremo piede di Sedene pieno di selve, voi che bevete l'ambrosia acqua del fiume divino, dell'Ermo vorticoso, di cui fu padre Zeus immortale». Tichio, il calzolaio, fu mosso da pietĂ  ed ospito il poeta, che compose altre opere, "La spedizione di Amfiarao contro Tebe" ed altri inni agli dei.

Cuma

Melesigene si accorse che i guadagni diminuivano, si spostò a Cuma e compose il famoso epigramma per Mida: «FinchĂ© l'acqua fluisca e fioriscano i grandi alberi e il sole sorgendo risplenda e la fulgida luna, io qui restando sul lacrimato sepolcro annunzierò ai passanti che questa č la tomba di Mida».

A Cuma ottenne grande successo e chiese di essere mantenuto dalla cittĂ , per renderla gloriosa con la sua poesia; perorò la sua causa all'assemblea, ma un principe si oppose, rilevando che se la cittĂ  si fosse data a mantenere tutti i ciechi, avrebbe attirato su di sé tutti i disutili dei dintorni.

Il nome Omero

Ecco nascere il nome che lo renderĂ  famoso per sempre: in lingua cumana "cieco" si diceva ομηρος. Da quel giorno, non fu piů chiamato Melesigene ma Omero. Omero abbandonò Cuma e riprese la sua vita errante, incontrando a Focea un maestro di scuola, Testoride, che si offrì di mantenerlo a sue spese purchĂ© Omero gli concedesse una copia di tutto ciò che aveva composto e che avrebbe composto in futuro.

L’Odissea

Omero accettò, componendo subito "La piccola Iliade" e la "Focide". Ma Testoride lo abbandonò, trasferendosi a Chio, dove si affermò con le poesie di Omero. Il poeta, informato dell'indegno comportamento, si recò immediatamente a Chio. Il viaggio fu avventuroso e dopo varia peripezie, riuscì a sbarcare nei pressi della cittĂ , a Bolisso, dove fu ospitato dal pastore Glauco. Glauco parlò di lui al suo padrone, che gli affidò l'educazione dei figli. Finalmente Omero riuscì a trascorrere un periodo di vita sereno, accumulando anche una certa sostanza, sposandosi, ed avendo due figlie. È questo il periodo in cui compose l’"Odissea".

La morte

Intanto, non appena a Chio arrivarono le opere di Omero che lo resero famoso, Testoride decise di allontanarsi dalla cittĂ .
Da tutta la
Grecia accorreva gente per vedere Omero. Decise così di trasferirsi sul continente, trascorse l'inverno a Samo, quindi partì per Atene, ma a Ios si ammalò e morì.

Le altre biografie

Le altre "Vite", attribuite a Plutarco, a Proclo o anonime, non aggiungono molto di piů e non meritano di maggiore fede.
Neanche la "Certame di Omero e di Esiodo" ci dĂ  ulteriori particolari, giunta a noi in una redazione di etĂ  adrianea, ma avente un nucleo molto piů antico. In quest’opera si immagina che i due poeti si siano incontrati per caso per onorare le esequie di Anfidamante, re dell'Eubea, dando luogo ad una competizione poetica vinta da Esiodo, premiato dal re in quanto esaltatore di agricoltura e pace in contrasto di chi aveva cantato di guerre e stragi.

Le vere notizie biografiche

In realtĂ , tutto il contenuto delle vite č leggendario. Del poeta sappiamo con certezza soltanto il nome, Omero, che non significa "cieco" ne "schiavo", ma "ostaggio", che č un vero e proprio nome di persona e non un nome simbolico. Tutti gli storici moderni, sono concordi nel giudicare assai incerto il luogo di nascita; la maggioranza propende per Chio o Smirne.

Un dato della leggenda č verosimile, ovvero la sua vita errabonda. Le sue opere dimostrano la conoscenza di paesi e popoli che non può non essere diretta.
PovertĂ , cecitĂ  e ambiente plebeo, sono elementi della sua vita che molti critici rifiutano, in quanto vedono, specialmente nell'Iliade, opere cortigiane. Il passo dell'Iliade in cui si presagisce che la discendenza di Enea regnerĂ  un giorno sui troiani, sembra essere profezia ex aventu, dimostrando come Omero vivesse nella Troade nella corte di una dinastia che vantasse
Enea come proprio iniziatore.

L'etĂ  in cui visse il poeta, per gli antichi non č chiara, Erodoto riteneva che avesse vissuto prima di lui di almeno quattro secoli (IX secolo a.C.).

La questione omerica

La paternità della "questione omerica" viene attribuita a François Hédelin abate d'Aubignac (1604-1676), a Giambattista Vico (1668-1744) e a Friedrich August Wolf (1759-1824).

HĂ©delin, in alcune "Congetture accademiche sull’«Iliade»" (pubblicate postume nel 1715), dava un giudizio negativo della poesia dell’Iliade e riteneva che il poema fosse un centone (richiamando l’etimologia corrente della rapsodia "canti cuciti insiemi"): un esprit ingĂ©nieux, tra l’enorme mole di canti eseguiti nelle feste e nelle corti principesche, ne avrebbe raccolto una quarantina, apportandovi tagli, aggiunte, adattamenti e correzioni, spiegando così le ineguaglianze e le contraddizioni contenute.

Vico, che non conosceva l’opera di HĂ©delin, scrisse nella seconda edizione della "Scienza nuova" (1730) la sua convinzione che i poemi omerici fossero « per piů mani lavorati e condotti » e mettendo in dubbio l'esistenza di Omero, lo presentava come un simbolo.

Nel "Prolegomena ad Homerum", Wolf si ispira a HĂ©delin, ma con un'indagine piů profonda ed un maggiore rigore critico, sosteneva che all’epoca di Omero non si conoscesse la scrittura e che quindi un solo poeta non avrebbe potuto comporre e tramandare a memoria tante migliaia di versi: i poemi omerici erano una raccolta di poemetti popolari, raccolti in un secondo tempo, per un'opera commissionata da Atene (forse Pisistrato) nel VI secolo. Le prime due teorie rimasero quasi sconosciute, mentre quella di Wolf fece scalpore e segnò l’inizio della "questione omerica", iniziando una serie enorme di studi sull’opera di Omero.

Nonostante una delle teorie di Wolf si dimostrò infondata (ricerche archeologiche dimostrarono l'esistenza della scrittura già alcuni secoli prima di Omero), la tesi di Omero simbolo fu ancora sostenuta.

Le ipotesi di Lachmann trovano una certa analogia con quelle di Hédelin, secondo lui l’Iliade sarebbe composta da 16 canti popolari riuniti e poi trascritti per ordine di Pisistrato (Kleinliedertheorie). Opposta la tesi di Herrmann: i due poemi omerici deriverebbero da due nuclei originali ("Ur-Ilias" e "Ur-Odyssee"), a cui sarebbero state fatte aggiunte ed ampliamenti.

La questione omerica č lontana dall'essere risolta, perchĂ© in realtĂ  č insolubile.

I dati che si possono considerare assodati sono:

  • Iliade ed Odissea non sono opera dello stesso autore, rispecchiano civiltĂ , usi e costumi assai diversi
  • uno fu il poeta autore dell'Iliade o, meglio, della gran parte dell'opera, che ebbe in seguito degli ampliamenti e l'aggiunta di qualche canto (sono sicuramente posteriori il catalogo delle navi nel libro II e il libro X)
  • nessun motivo impedisce di pensare che l'autore di questa si chiamasse Omero, il quale forse fu di Smirne e visse nella Troade alla corte di un principe.

I poemi omerici presuppongono la preesistenza di brevi poemi epici esametri, preceduti da canzoni (probabilmente eoliche) composte in strofe di brevi versi, talvolta anche con la rima.


GNU Fdl - it.Wikipedia.org




Google | 

Enciclopedia |  La Divina Commedia di Dante |  Mappa | : A |  B |  C |  D |  E |  F |  G |  H |  I |  J |  K |  L |  M |  N |  O |  P |  Q |  R |  S |  T |  U |  V |  W |  X |  Y |  Z |